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Distanziamento sociale si...ma per accorgerci quanto siano importanti le PAROLE

Qualcuno si stupisce del perché in questo periodo sente venir meno le parole?
Non dobbiamo preoccuparci, non stiamo invecchiando, a tutto vi è una spiegazione (piccole reminiscenze di studi universitari).
L'essere umano, è al di sopra della scala gerarchica del regno animale perchè è un essere sociale la cui peculiarità è il linguaggio.
Però, se noi prendiamo una persona e la mettiamo nella giungla, lontano dagli esseri umani, non interagendo più attraverso il linguaggio, finisce dopo tre mesi (dimostrato con esperimenti) con il perdere la parola.
Per cui dopo mesi di distanziamento sociale, non dobbiamo stupirci se perdiamo qualche parolina durante una conversazione....però teniamolo presente come un piccolo campanello d'allarme che ci faccia riflettere sul concetto del valore sacro delle parole, del perché noi umani..siamo esseri sociali, del perché dobbiamo essere uniti, del perché i libri sacri come la Bibbia hanno messo al centro, la Parola Divina,...come se da questa si evincesse un compito di tradurre la volontà dell'Universo sulla Terra,
mentre qualcosa preme per togliere questa accezione, come se la macchina (intelligenza artificiale) dovesse sostituire l'uomo dal suo compito di guardiano della Terra.
Da quando abbiamo tolto il concetto sacrale (2000)dalla costituzione europea, non mi sembra vi sia stato tutto questo gran fluoriegio di successi....direi forse una retrocessione.
Distanziamento sociale implica oltre alla perdita delle parole, pure la perdita dell'umano incedere.
Sicuramente vi sono ragioni di sicurezza però....
Stiamo attenti a non farci fagocitare, in nome di Essa...

Non è tutta colpa del Covid -19


Il teatro stava morendo prima del covid, e questo non per colpa del virtuale.
Se i giovani non andavano più a teatro, la colpa non bisogna scaricarla su di loro o sul virtuale....ma sulle capacità di chi vi saliva, di chi organizzava...è inutile prenderci in giro.. . .

Le compagnie di prosa negli anni 90 (quando il giovane andava ancora a teatro) spesso eran formate da 9 elementi, e le tournée duravano 9 mesi, mentre con la povertà del 2019 duravano al massimo tre mesi con tre elementi o 5 al massimo ( passando per grandi produzioni).

Daremo colpa al covid o più semplicemente il teatro non destava più interesse? Dobbiamo scaricare la colpa su un evento esterno per non denunciare la propria incapacità nel cavalcare le onde del tempo?

Quando finiremo di dare la colpa al covid o al virtuale, saremo guariti nell'anima e così mentalmente e tutto riprenderà meglio di prima....

Riflessione di un attore!

Grazie al covid molti stanno provando quel senso di precarietà a cui l'attore da sempre è abituato.
La figura dell'attore, prima del covid, in Italia non è mai stata considerata una categoria da tutelare, mentre in altri Paesi vicini, come la Slovenia la Germania e persino la Serbia ( di cui nell'intimo molti a livello sociale qui si sentono superiori) hanno delle politiche molto più avanzate e sensibili nei confronti dello Stato dell'Arte. ( ora non sta me spiegare le posizioni pensionistiche, il lavoro stabile che garantiscono agli attori ecc.)
Ebbene mi auguro che grazie al processo empatico che si instaura nei momenti di disagio sociale possa nascere una sensibilità tale da permettere un balzo evolutivo per un riconoscimento reale di tutela e garanzia di questa professione al pari di tante altre realtà.
Purtroppo la troppa opulenza rende sordi..... mentre nei tempi di disgrazia nasce nuovamente l'amore ed è su questo che si poggia il teatro non dell'effimero dal quale è nato. Vostro Franz.
(in foto vicino all'amico Massimo Dapporto sotto la maschera di Brighella)